Che dire, esperienza fantastica!!!

Dopo che per tutta l’estate (dal 15 di luglio) c’eravamo stati dietro, alla fine ci siamo riusciti e siamo andati a fare l’ultima manche, la finale, del CRIC a Poggio Bustone!

Alla fine eravamo solo io e Andrea Clementini, io da solo da Grosseto, con partenza alle 20 e 45, e Andrea da solo da Firenze.

In loco ci siamo ritrovati con il mitico Fabio Sacco, che è arrivato il sabato mattina, essendo lui molto più in sintonia con i tempi della gara.

Il pernottamento del venerdì, all’Ostello Locanda Francescana di PoggioBustone, era dettato dall’esigenza di non arrivare cotti il sabato mattina, e infatti freschi come rose ci siamo presentati alle 9 e un quarto per iscriversi….e già il primo piccolo equivoco perché sembrava che non ci si potesse iscrivere solo per la finale. Poi tutto si è sistemato, anche perché in fondo pagavamo 35 euro per due giorni di gare, non vedo per quali motivi non dovessero farci iscrivere! Più gente si iscrive e più si supporta la causa dei campionati regionali!

Dopo questo piccolo equivoco tutto è proceduto liscio, caricamento boe, familiarizzazione con lo strumento (mio primo utilizzo vero dello strumento), attesa della navetta (il furgoncino di Filippo Lo Giudice, dell’Abetone, che ci ha portato su entrambi i giorni), attese varie, poi finalmente il briefing, tutti insieme, pro e fun. Direttore di gara Fabio Pasquali della scuola Parapendio Roma…

Il primo giorno nessuno ha concluso la task, complice sia la meteo un po’ scarsa sia forse la task un po’ pretenziosa (ma le cose vanno di pari passo ovviamente), ma la prima gara è servita per ambientarsi, capire bene i riferimenti visivi del posto, capire come funziona lo strumento in volo e familiarizzare con le termiche robuste ma salvifiche di Poggio Bustone.

Io faccio fuori campo in direzione della quarta boa, in un disperato tentativo di vedere dove andavo a finire, l’economo Clemens invece vira all’ultimo in direzione atterraggio e così mi può venire a recuperare (tralascio il fatto che si è incaponito con le coordinate gps,  quando bastava seguire le tabelle a lato della strada per trovarsi in 10 minuti – era la stessa strada dell’atterraggio, ieri c’ho provato Andre…ehehehehe :-))

Io avevo giurato che non avrei pensato all’atterraggio, sennò che ero venuto a fare???

La sera cena in agriturismo con comitiva variegata (anche una giapponese che non s’è capito bene che ci stesse a fare…) e a nanna presto, io con un bel mal di testa dato dal sole e dalla tensione accumulata….

Il secondo giorno il copione è lo stesso e quindi mi sento più preparato, salvo che la gente è più numerosa e la giornata all’inizio sembra partire prima, quindi si sparge la psicosi del “siamo in ritardo, la gara parte senza di noi!” In realtà i tempi sono più o meno gli stessi del giorno prima, finestra di decollo alle 14 e 45, start alle 15… Del Giudice fa il Direttore stavolta e corregge la task del giorno prima rendendola più lineare, chiarendo che vuole che la gente (i fun soprattutto) concluda la task, giocandosi bene le altezze per arrivare in fondo, e che la gara si decide su chi arriva primo.

Io ad arrivare primo non ci penso nemmeno, ma ho chiaro in mente che la voglio concludere…ho capito dove sono le boe (cosa importante perché anche se lo strumento ti dice dove andare vi sfido a capire a 8 km di distanza dove può essere il “laghetto pesca” e quale sia la strada migliore per arivarci!) e che ci vorrà la pazienza di lavorare tutte le termiche…

E così è stato, all’inizio parto male (addirittura strusciando in terra, che VERGOGNA !! ), e ci metto una vita per ottenere una quota decente per fare lo start, poi via una boa dopo l’altra, fermandomi a lungo per riottenere la quota giusta… man mano che si fanno le 16 la giornata si fa più generosa, anche se la vela in termica tende ad andarsene in tutte le direzioni e ci vuole pazienza per dire “calma, così non va, ricominciamo a girare da quest’altra parte”… infine, superata la terza boa, bisogna tornare al decollo e poi andare a cercare i laghetti là fuori nella piana, a 8 km, e qui avevano detto che ci voleva quota (il giorno prima ero partito con 1600 ed ero arrivato forse a metà strada) e io sono deciso a farla, vedo una vela gialla che si fa scarrocciare indietro ma molto in alto sopra al paese di Poggio Bustone e mi ci butto anch’io, all’inizio lottando, ma piano piano conquistando sempre più quota con facilità (nel frattempo qualcuno della PRO ha fatto emergenza e lo stanno andando a riprendere, e le conversazioni via radio un po’ mi distraggono e un po’ mi aiutano a rendere automatici alcuni movimenti, facendomi riflettere sul fatto che per salire non bisogna pensare tanto, bisogna solo rispondere con naturalezza all’ambiente che ci circonda). Alla fine ho fatto 2100 e mi pare il momento di partire: all’inizio dubbioso perché la meta e il sucessivo ritorno in atterraggio (12 km in tutto) sembrano proprio tanti, ma poi man mano che avanzo acquisto sempre più fiducia e realizzo che forse ce la faccio, e all’arrivo sui laghetti ancora con una bella quota mi ci scappa da piangere perché capiso che forse ce l’ho fatta davvero… nel frattempo una grossa mano me l’ha data anche un bel cumuletto che lungo la strada mi risucchia facendomi vedere il terreno attraverso una nebbiolina quasi di montagna, ma è un attimo, appena superato il vario iniziata a lamentarsi di nuovo, l’aria si fa velocemente più calda, faccio l’ultima virata in direzione atterraggio e me la godo, felice di aver resistito e aver portato a termine tutto il compito (task in inglese non è altro che missione o compito).

Atterro felice e dopo di me atterra una pilota locale, l’ultima a chiudere.

Fabio è già ai tavolini e all’inizio immagino che abbia concluso da un po’ e mi dico che doveva essere davvero facile e infatti lui è già arrivato da un pezzo, invece mi dice che ha sofferto il mal d’aria e ha abbandonato molto prima.
Dopo poco vedo il Clemens provenire a piedi dal fondo dell’atterraggio e realizzo che sono stato l’unico dei Contronembini a chiudere, e capirete che la soddisfazione da una parte aumenta, perché la tenacia è stata ripagata e lo spirito è stato quello giusto, anche se sarebbe stato bello chiudere in più d’uno a dimostrare che i decolli di Maremma forgiano il carattere!!
Per concludere esperienza fantastica, che ha riunito quello di cui avevo voglia da un po’ di tempo, ovvero volare un posto nuovo, non rischiando il viaggio a vuoto perché la giornata è monitorata da gente più esperta e non ci sono rischi, liberarmi dalla schiavitù dell’atterraggio e del ritorno a casa, farmi passare la sindrome della mezz’ora, perché io dopo mezz’ora in volo inizio a pensare che sono stanco e che forse è meglio prepararsi ad atterrare…. insomma tutta una serie di cose che piano piano ti riducono la capacità di volo e ti costringono a fare sempre il solito voletto…
A questo serve la gara….. concluderla poi è una figata pazzesca, …. figuratevi se un giorno arrivo anche primo 😉

Splendidi voli!!!

Gianluca